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La transizione alla paternità: alcuni elementi della lezione del Prof. Alberto Pellai

Il giorno 20 ottobre si è svolta l’ultima lezione del master biennale “Le relazioni familiari e la tutela del minore, tenuta dal Prof. Pellai, medico psicoterapeuta specializzato in transizione alla genitorialità. Il Master, che partirà con la sua nuova edizione a Marzo 2024, ha come direttore scientifico il Dottor Carlo Trionfi. In molti si sono mostrati incuriositi di conoscere il più possibile la sfera della transizione di un uomo alla paternità.

La relazione tra il bambino e le proprie basi sicure è di importanza fondamentale per il suo benessere psico-emotivo. In età prescolare, ancora, si tende a privilegiare il rapporto del bambino con la mamma in quanto principale figura di attaccamento. Questa concezione si riflette nelle varie aree deputate alla cura del bambino, come quella sanitaria. Infatti, accade spesso che i pediatri si interfaccino con la madre per le questioni relative al bambino, anche quando telefonicamente risponde il padre. I tempi, però, stanno cambiando e sarebbe giusto che i professionisti che lavorano con il mondo dell’infanzia indagassero e sostenessero la qualità del coinvolgimento paterno in tutte le forme, sin dall’età precoce. Le attuali politiche istituzionali, nella maggior parte dei Paesi, faticano a rendere complici i padri nelle pratiche di cura e accudimento dei propri figli. Nella grande parte delle legislazioni, pratiche come il congedo parentale per i neopadri, i gruppi di supporto per neopadri o, ancora, le azioni rivolte ai padri nel “percorso nascita” sono oggi fortemente desiderate ma ancora poco attuate e questo resta un obiettivo di intervento di comunità. Con questo fine, il Dottore ha proposto alcuni semplici accorgimenti da adottare per favorire il coinvolgimento paterno nella cura del bambino. In primo luogo, invitare direttamente i papà in occasione dei bilanci di salute; instaurare un dialogo franco e aperto rivolto ad entrambi i genitori da parte di tutti gli operatori che visitano il bambino e/o la famiglia; esplicitare in modo sollecito l’opinione dei padri nel corso di visite mediche e, infine, l’avvertenza di non richiedere di parlare alla madre quando si chiama a casa della famiglia e al ricevitore risponde il padre.

Durante la lezione, inoltre, è sorto un importante quesito per il Dottore in merito a quando si diventa padre: nel confronto con le madri, che acquisiscono il senso di maternità durante la gravidanza, qual è il momento in cui inizia la transizione alla paternità? Per rispondere al quesito, è bene distinguere tre differenti condizioni:

• Diventare padre: quando il test di gravidanza risulta positivo, che è il momento che segna un prima e un dopo;

• Essere padre: corrisponde al riconoscimento da parte dell’uomo di funzioni e responsabilità sociale. Il bambino ha un cognome all’anagrafe che coincide con il suo, ma ciò può non comportare il ‘’sentirsi’’ padre;

• Sentirsi padre: è la capacità di costruirsi interiormente un’immagine di papà vicino al bambino, è la percezione emotiva della paternità.

Il sentirsi padre viene costruito nell’interazione costante con il bambino che, a sua volta, con il tempo imparerà a integrare la figura materna e paterna mediante le azioni di cura che quotidianamente essi svolgono nei suoi confronti. Dunque, si può affermare che il percorso verso la paternità si sviluppa e si costruisce insieme al percorso dell’acquisizione dell’identità di figlio.

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